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Dopo una segnalazione di Federalberghi, Guardia di Finanza e Aica, l’Antitrust indaga su Expedia e Booking con la chiara intenzione di verificare se “ostacolano i consumatori” come ipotizzato dalla citata segnalazione. Il nucleo del problema starebbe nelle clausole nei contratti con gli hotel che potrebbero limitare la concorrenza sul prezzo e sulle condizioni di prenotazione tra i diversi canali di vendita. I consumatori, invece, sarebbero anch’essi limitati nella ricerca di eventuali offerte migliori. Ad avviare il procedimento è stata l’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato.

Con un giro di affari che gravita sui 3 milioni di euro, sono molti i soggetti che in campo di e-commerce tentano di conquistare una posizione predominante. Proprio per questo l’Agcm ha aperto un procedimento nei confronti di Expedia e Booking ed in una nota diffusa dall’authority si legge chiaramente che: “Le clausole previste da Booking ed Expedia che vincolano le strutture ricettive a non offrire i propri servizi alberghieri a prezzi e condizioni migliori tramite altre agenzie di prenotazione online, e in generale, tramite qualsiasi altro canale di prenotazione (siti web degli alberghi compresi)”.

“Secondo l’Antitrustcontinua la nota diffusa agli organi di stampa l’utilizzo di queste clausole da parte delle due principali piattaforme presenti sul mercato potrebbe limitare significativamente la concorrenza sia sulle commissioni richieste alle strutture ricettive che sui prezzi dei servizi alberghieri, in danno, in ultima analisi, dei consumatori finali. Il procedimento – conclude la nota – deve concludersi entro il 30 luglio 2015″.

La risposta di Booking.com, non si è fatta attendere, ma al contrario delle attese non esprime nessun proclama di battaglia, anzi predica la “massima collaborazione e rispetto nei confronti dell`Agcm. Già a febbraio Booking.com aveva scritto all`Antitrust rendendosi disponibile al dialogo nella massima trasparenza, fiduciosa del rapporto con i propri clienti e del confronto sempre aperto con le singole strutture alberghiere”.

La denuncia di Federalberghi risale a febbraio e chiedeva di annullare “le clausole vessatorie che i grandi portali di prenotazione impongono agli alberghi, distorcendo le regole del libero mercato e assoggettando le imprese a un regime di commissioni sempre più gravoso. Clausole che determinano barriere alla concorrenza che impediscono l’ingresso nel mercato di nuovi operatori dell’intermediazione, a tutto svantaggio dei consumatori finali”. A breve sono attese le conclusioni dell’Authority.