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Il 2014 è l’anno dell’e-commerce anche se l’umore e le tasche di alcuni italiani non sono proprio positivi. Infatti, il 77% degli italiani, almeno stando a quanto contenuto nei dati del rapporto Coop 2014 “Consumi&Distribuzione”, è alle prese con una situazione economica difficile ed esprime un giudizio cattivo sulla qualità della vita in Italia. Gli unici dati positivi sull’economia italiana sono quelli provenienti dal settore dello shopping online.

Anche se la tendenza portata avanti dalla crisi economica racconta del popolo italiano che rinuncia ai vestiti, ad una vacanza e a tutto ciò che si può tagliare con qualche sacrificio. Tutti i settori sono in una profonda situazione di recessione e l’unico comparto che resiste alla crisi economica italiana è quello tecnologico.

I dispositivi mobile, come per esempio lo smartphone e il tablet, vengono usati dal 46% degli italiani che li utilizza per connettersi alle risorse della rete con una frequenza media di 2 ore al giorno. Con questa tendenza che in alcuni casi raggiunge una frequenza di 5 ore al giorno, ha portato l’e-commerce a crescere del 20,4% nell’ultimo anno. Secondo il rapporto Coop: “E’ Internet la nuova piazza della spesa che sottrae terreno ai negozi fisici, anche ai supermercati e ai discount”.

Tutto questo amore nutrito verso la compravendita online è dovuto soprattutto alla passione dei cittadini italiani per lo smartphone, che in alcuni casi viene acquistato solo per la funzione di chiamata e senza sfruttare tutti i servizi del web.

Lo smartphone è ormai uno status simbol e sono 60 milioni i device mobili connessi in Italia, di cui 12,3 milioni i nuovi acquisti nel 2013, insieme al 46% degli italiani che usa internet in mobilità con una media di 2 ore al giorno.

Ormai usiamo lo smartphone in ogni aspetto della nostra vita: per controllare la posta, per andare sui social network, per ascoltare musica, per condividere foto, per chattare con gli amici, per informarsi e comprare. Nel dettaglio, l’e-commerce è cresciuto del 20,4% nell’ultimo anno, con punte che superano il 40% per i settori dell’abbigliamento e delle calzature.