Investimenti pubblicitari in calo nel primo trimestre del 2011 sul mercato italiano. La ripresa ancora lenta in molti paesi europei, l’inflazione che importiamo dai paesi emergenti e che riguarda specialmente i beni alimentari, l’indice di fiducia e i consumi bassi sono i fattori principali che hanno caratterizzato, in negativo, il primo trimestre che chiude con un calo complessivo del 3,2%, stando ai dati diffusi da Nielsen.

Che per la restante parte dell’anno si attende comunque un leggero miglioramento grazie anche alla crescente diffusione delle emittenti televisive digitali, che stanno ottenendo ottimi risultati in termini di raccolta pubblicitaria. Ancora una volta spicca il mezzo internet, in decisa controtendenza con una crescita che sfiora il +15%; per il resto, solo il direct mail registra una pur minima variazione positiva. A livello di settori, si fa sentire il calo degli investimenti da parte delle aziende del largo consumo che avevano sostenuto la ripresa nel 2010 ed in particolare di alimentari (-10%) e bevande (-12,3%).

I mezzi

La televisione, considerando anche i marchi Sky e Fox e le tv digitali rilevate da Nielsen, chiude il primo trimestre con un calo del 2,9%, con una raccolta complessiva di poco superiore a 1,2 miliardi di euro. Continua a soffrire la stampa, ma a differenza dello scorso anno, nel primo trimestre il calo penalizza più i quotidiani (-4,6%) che i periodici (-2,1%). In calo anche la radio (-5%) mentre aumentano gli investimenti pubblicitari su internet (+14,9%) e direct mail (+1%). Infine variazioni particolarmente negative per tutta l’esterna in questo primo scorcio dell’anno (-25,1%).

I settori

Come detto è il largo consumo il macro settore che ha diminuito maggiormente la spesa pubblicitaria in questi mesi: da una parte il confronto con un 2010 particolarmente positivo, dall’altra gli aumenti di grano e alimentari di base, hanno indotto le aziende a ridurre i budget almeno nella prima parte dell’anno. Forte contrazione anche per le aziende del settore finanza e assicurazioni (-25%) e delle telecomunicazioni (-6,7%), mentre tra i settori principali crescono solo automobili (+6,9%) e abbigliamento (+1,2%).