Il messaggio pubblicitario e promozionale lanciato con l’innovativo sistema di Digital Signage, deve poter corrispondere ad alcune importanti peculiarità: ha l’obbligo di essere perfettamente comprensibile dagli spettatori che si trovano avanti agli schermi, per supportare e agevolare l’interazione – e contemporaneamente – la possibilità di influenzare la cultura consumistica dei potenziali clienti di ciascun brand. Nel suo riferirsi a qualcosa di riconoscibile, infine, deve essere colto attraverso le immagini e le parole condivise da milioni di individui in tutto il mondo. Tutti questi compiti sono egregiamente svolti dal Digital Signage che gioca con la sua nuova spettacolare grafica digitale, con le forme ed i colori riuscendo a costruire un proprio linguaggio che viene assimilato con estrema facilità. E’ in grado di rivelare aspetti del prodotto che la semplice visione di una vetrina o di uno scaffale del supermercato non permette di cogliere. Fondamentali per la riuscita di un messaggio pubblicitario sono i fattori di luogo e di tempo in cui si decide di far visualizzare e passare una determinata informazione: l’affollamento e la recezione della stessa non sono fattori collegati direttamente, anzi. Sembra piuttosto che il rendimento pubblicitario decada rapidamente con la ressa dei messaggi. Nelle sue svariate tipologie, il Digital Signage consente una drastica diminuzione del costo della comunicazione in-store, ovvero effettuata in location ‘interne’, accrescendone l’efficacia. Ogni individuo è sollecitato da una molteplicità di stimoli volti a fissare un ricordo nella sua memoria cui probabilmente conseguirà un atteggiamento di conoscenza e fidelizzazione ad un determinato prodotto. Da alcuni studi, è emerso come ciascun individuo utilizzi la sua memoria attivando circuiti cerebrali che permettono di mantenere viva la rappresentazione di un oggetto anche quando questo non è più disponibile, non è più visibile. Per essere davvero efficienti, i ricordi richiedono una capacità di discriminazione molto fine tra stimoli molto simili: è in questo momento che entra in gioco la prima fase di apprendimento, ovvero il ‘priming percettivo’ che consiste nella facoltà di identificazione di un oggetto che migliora all’aumentare del numero delle esposizioni allo stesso.
Risulta fondamentale, in un messaggio, l’utilizzo dei colori: ogni tonalità suscita sensazioni identiche o paragonabili tra loro. E’ possibile elaborare una ‘teoria dei colori’ che non appartenga alla pura metafisica: esistono delle congruenze tra le sensazioni evocate dai colori e il genere sessuale.
Ad esempio, il giallo ed il blu sono maggiormente graditi agli uomini; il blu è più gradito agli uomini rispetto alle donne; il rosso, di contro, è il colore preferito dalle donne, ed infine l’arancio è molto gradito all’universo maschile mentre compare all’ultimo posto nella scala delle preferenze del pubblico femminile.
L’attenzione dello spettatore viene catturata da ciò che è in movimento, da ciò che si mette in moto e soprattutto dai volti umani (forme cui si è abituati sin dai primi momenti dopo la nascita): il soggetto ricevente scarta i messaggi che per lui risultano problematici, confusi o difficili da decodificare. In particolare desidera che il messaggio sia completato anche quando non lo è: messaggi incompleti perché troppo lunghi o incomprensibili creano forme sottili di stress. Se il nesso logico non è chiaro perché è stato perduto l’attacco, si produrrà un senso di fastidio. Da qui, l’invito ad operare con messaggi brevissimi e chiari.