Nel Bel paese si stanno sviluppando tre modelli di reti wifi gratuite, per portare internet anche nei luoghi pubblici, dove finora ha latitato. Il mostro benevolo a tre teste, ovvero tre modi diversi di diffondere il wifi gratuito in Italia, con un unico fine: colmare il vuoto tecnologico e di comunicazione che finora non ha consentito una facile fruizione del web da parte degli internauti nostrani.

L’abrogazione del decreto Pisanu, a fine dicembre, ha aperto la strada allo sviluppo, che sta seguendo tre direzioni diverse.

Il primo esperimento di wifi libero tricolore è partito nelle scorse settimane da Roma, con un accordo tra la Provincia della Capitale, la Regione Sardegna e il Comune di Venezia per lo sviluppo di una rete senza fili, pubblica e senza abbonamenti di sorta per gli utenti. Il progetto, battezzato Free Italia Wifi, nasce da una piccola confederazione di istituzioni governative: da un lato, l’accesso gratuito alla rete wireless offerto dalle amministrazioni locali assolve al diritto di ogni cittadino di essere un utente attivo nel web, assumendo quindi un significato ideologico-teorico; dall’altro, costituisce un’ulteriore spinta per l’economia online, e assume un significato imprenditoriale. La rete romana è stata aperta in via sperimentale per diciotto mesi prima dell’accordo, raccogliendo 121 comuni e 44mila utenti iscritti in un’area di 5mila chilometri quadrati.

L’iniziativa ha attirato l’interesse delle province di Torino, Firenze, Prato, Pesaro e Potenza, che nei prossimi mesi potrebbe attrezzarsi per aggregarsi al network. Milano, tramite le proposte di GreenGeek, lavora invece in autonomia e ha lanciare il proprio ‘piano-wifi’. Una rete aperta e condivisa da costruirsi attraverso apposite antenne che offrono un’ora di navigazione gratuita al giorno a ciascun utente. Il problema dell’identificazione degli internauti viene risolto attraverso una chiamata senza risposta da effettuare all’apertura della connessione. Il finanziamento del progetto è aperto a qualunque entità pubblica e privata: singoli cittadini, imprese o gruppi possono sottoscrivere l’iniziativa del Comune a un costo di sponsorizzazione di poche centinaia di euro, contribuendo così a rinfoltire la mappa degli hot spot, che ad oggi popolano soprattutto il centro e le aree universitarie.

Il terzo modello, dopo quello completamente pubblico e quello misto. La società opera nel Nord Italia con Trentino Network, iniziativa privata che sopravvive grazie all’intromissione di spot e pubblicità geolocalizzata nella navigazione, che costruisce i suoi target con le informazioni rilasciate al momento dell’iscrizione. Con 1.250 hot spot in Trentino Alto Adige, Futur3 consente ai 55mila cittadini iscritti di usufruire gratuitamente di una connessione veloce a internet nei luoghi nevralgici della regione. Secondo i dati diffusi dalla compagnia, circa 13mila utenti sfruttano la rete almeno una volta al mese, a testimonianza di una domanda latente e spesso insoddisfatta. Il prossimo passo è esportare la strategia a Milano, Udine, Rimini, Bologna e Verona. Il wifi è in marcia.