Lo shopping sembra progressivamente destinato a divenire un’esperienza totale e completa, in grado di offrire al consumatore un preciso pacchetto di attività legate all’universo del marchio e al suo stile. Le grandi catene investono sempre di più per poter affiancare servizi collaterali all’acquisto e la parola “marketing sensoriale” sembra essere diventata la chiave di volta per una strategia vincente di comunicazione.

Già da parecchi anni nei grandi magazzini la scelta delle musiche d’ambiente riveste una grande importanza, con una ricerca che riserva grande attenzione soprattutto nei confronti del tempo. Una musica lenta e nostalgica tende a rallentare il cammino dei clienti, più si trattengono nel negozio più consumano. Discorso diverso per i fast food, dove bisogna moltiplicare i coperti, e per i quali vengono preferite musiche più ritmate.

“Il suono è un potente stimolo agli acquisti” conferma Thierry Lageat, responsabile marketing del gruppo Brime Technologies.

Sull’esempio di Ikea, Bloomingdale’s ha di recente aperto un ristorante interno a Costa Mesa in California. La gestione sarà affidata allo chef Charlie Palmer già titolare della catena Aureole a New York e a Las Vegas. Palmer definisce la linea della sua cucina come “Progressive American-style food”, con piatti come l’aragosta aromatizzata al cedro o la gli involtini di quaglia e pancetta.

Parallelamente al ristorante, Bloomingdale’s aprirà un’enoteca interna con una selezione di vini operata dallo stesso Palmer ed un secondo spazio di ristorazione è già pronto per essere lanciato dentro lo store di South Coast Plaza sempre in California.

Il cibo si sta rivelando un grimaldello fondamentale per i nostri affari, le statistiche ci mostrano che i clienti che visitano i ristoranti interni, finiscono col passare molto più tempo nelle strutture predisposte nei nostri store, spendendo il doppio nell’arco di un’annata. Si tratta di portare ad un nuovo livello l’esperienza dell’acquisto” dichiara il presidente Micheal Gould.