C’è un fenomeno che si espande, anche in Italia: comunità open wi-fi, create dal basso, senza scopo di lucro e parallele alla normale rete degli operatori. Sono fatte da ragazzi, vicini all’etica del software libero, che salgono sui tetti e mettono antenne wi-fi, rendendole parte di una rete. 

Nòva24 ha incontrato Saverio Proto, membro della comunità Ninux: una trentina di persone a Roma, dal cui esempio quest’anno è nata un’analoga rete di Pisa, una ventina di nodi gestiti dagli studenti. Obiettivo 2011, aggiungere un nodo al mese. «Sappiamo che è illegale (bisogna essere un operatore per fornire accesso internet, ndr), ma quello che facciamo è giusto: creiamo reti davvero libere e indipendenti. E più efficienti di quelle degli operatori, perché funzionano in modo diretto tra gli utenti», dice Proto.

Le usano per servizi internet, telefonate, mail, ma anche per condividere l’accesso a internet e portarlo ad associazioni e centri sociali. La connettività è gratuita, la rete è aperta (chiunque può farne parte, basta seguire le istruzioni tecniche per diventarne un nodo), non c’è alcun mediatore. La rete di Pisa già utilizza indirizzi IPv6 pubblici e ha portato internet in dipartimenti dell’università tramite una Vpn con la Slovenia. Di conseguenza accedono a internet senza i filtri imposti dalla normativa italiana. In Italia ci sono reti simili, non collegate a Ninux, anche a Potenza e Rovereto (Trento).

In Europa uno degli esempi più noti è Freifunk, rete wireless nata a Berlino per fare radio libere tra gli utenti (ma è usata anche per Voip e internet). Ora è in decine di città tedesche e sfrutta anche i campanili delle chiese per mettere gli apparati, potendo contare su un maggiore supporto dal territorio, rispetto a Ninux. Ci sono reti simili in quasi tutti i Paesi europei e negli altri continenti.

Si espandono nei Paesi in via di sviluppo grazie all’attivismo sociale dei membri. Elektra Wagenrad, di Freifunk, va in Africa per insegnare come si fa una comunità wireless libera. «In Sudafrica gli operatori impongono tariffe telefoniche troppo alte rispetto agli stipendi medi. Ma con una rete come la nostra alcuni utenti stanno cominciando a parlare gratis tra loro», dice.

Certo, bisogna avere le competenze tecniche necessarie. Sono reti wireless mesh, in cui i nodi comunicano direttamente, formati da access point wi-fi su cui va installato un particolare sistema operativo (Openwrt). Spesso vanno accoppiati ad antenne direzionali, per collegarsi ad altri nodi distanti chilometri. Il protocollo di routing più usato da queste reti è l’Olsr (Optimized link state routing), con cui ogni nodo ha informazioni su tutta la topologia di rete e decide le proprie rotte in base alla qualità dei vari link. Svantaggio: bisogna configurare a mano l’indirizzo del nodo. Tutte le istruzioni sono ovviamente pubbliche online (http://wiki.ninux.org/wndw).

L’alternativa al fai da te ha appena cominciato a svilupparsi, in Italia: municipalità che preparano il terreno a iniziative dal basso, portando internet wi-fi gratis nelle strade. «Grazie alla nostra rete di Provincia wi-fi sono nate a Roma cooperative giovanili, che con internet possono animare progetti come un proprio museo all’aperto», ha detto Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma. Le istituzioni locali, però, solo da pochi mesi hanno iniziato a considerare l’utilità sociale del wireless diffuso.

Le istituzioni centrali, invece, hanno fatto l’opposto, con norme che ne hanno ostacolato lo sviluppo. È in questo clima che le community wireless aperte hanno trovato il senso della propria esistenza.

Diritto al tetto Sul tetto condominiale. L’antennina è un diritto? Sino a pochi anni fa bastava comunicare in condominio, anche per buona norma di cortesia, l’intenzione di installarla. E un eventuale rifiuto, non avrebbe avuto effetti. La regola è tuttora valida per le antenne tv e per quelle da radioamatori. A complicare le cose, però, è intervenuto il decreto legislativo 259/2003 «Codice delle comunicazioni elettroniche», articolo 209: «Nel caso di antenne destinate a servizi di comunicazione elettronica a uso privato è necessario il consenso del proprietario o del condominio, cui è dovuta un’equa indennità». Il problema è quindi capire se le antenne wi-fi siano destinate a «servizi di comunicazione elettronica», con obbligo di consenso condominiale, oppure no. Ma in caso di lite vale sempre (Cassazione, sentenza 27 febbraio 1995, n.2274) il diritto, costituzionalmente garantito, all’informazione e di manifestazione del pensiero. (sa.fo.).