In questo periodo si parla molto di Agenda Digitale e del pacchetto Digitalia, che il governo italiano intende approvare entro giugno. Ma di cosa si tratta nello specifico?

L’Agenda Digitale è un insieme di punti fissati dall’Unione Europea come obiettivi di crescita collettiva che i Paesi membri devono perseguire con politiche nazionali. Il tema è la banda larga, non ancora diffusa in modo omogeneo in tutta Europa, attraverso la quale è possibile stabilire degli standard condivisi che permettano una collaborazione più agevole a livello inernazionale. Passando dalla teoria alla pratica,

bisogna far sì che internet diventi un posto sicuro dove poter effettuare operazioni come lo shopping online, consolidando così le nuove pratiche in rete e favorendo uno sviluppo del vecchio continente, non solo comunicativo ma anche commerciale, come un unico luogo di scambi a livello interno e unico soggetto economico verso il mercato esterno.

L’Italia ha risposto bene all’input europeo avviando il progetto Digitalia, un processo che porterà al potenziamento della banda larga a livello nazionale. Questo intervento andrà soprattutto a vantaggio di enti ed imprese, che proprio grazie alla digitalizzazione dei propri servizi (Unita alla semplificazione burocratica e agli incentivi in fase di start-up) potranno godere di un rilancio delle proprie attività.

I benefici effetti di queste riforme si rifletteranno anche sulla vita di tutti i giorni dell’utente finale, che potrà effettuare acquisti e ricevere informazioni in modo più semplice e veloce; a tal proposito la Toscana è un esempio da seguire: con i suoi Comuni dotati di Sportelli unici per le attività produttive (Suap), completamente digitali, è assolutamente una delle regioni italiane più all’avanguardia.

Ma che succede se non si parla più di utente e grandi centri urbani, bensì di privato cittadino e periferia?

La questione si fa più spinosa. Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, infatti, almeno il 6,5% della popolazione italiana abita in zone in cui internet è molto lento, quando addirittura non esiste perché manca del tutto la copertura. Basta uscire dai centri cittadini per accorgersi che le zone rurali o di montagna (Dove l’economia locale spesso si basa su piccole e medie imprese che nonostante tutto resistono e investono sulla qualità dei propri prodotti) sono le più penalizzate da queste lacune tecnologiche.

Da qui una riflessione quasi obbligata: prima di potenziare un servizio già disponibile per alcuni – anche se certamente da migliorare – non sarebbe meglio assicurarne uno a tutti, efficiente e di base?

“lo Stato dovrebbe prima disporre risorse specifiche per garantire la copertura della banda larga anche nei territori deboli e montani, dove Internet è più che mai uno strumento indispensabile per lo sviluppo delle imprese e la crescita delle economie locali, oltre che per la riduzione dell’isolamento fisico e geografico”

Questo il parere del presidente UNCEM (Unione Nazionale Comunità Enti Montani) Toscana Oreste Giurlani.

L’Italia raccoglierà la sfida?