La School of Management del Politecnico di Milano ha presentato un dettagliato rapporto sullo stato del cosiddetto Internet of things in Italia: nel 2012 sono stati censiti 5 milioni di oggetti interconnessi tramite rete di telefonia cellulare. Questo dato rappresenta un salto in avanti del 25% rispetto alla rivelazione del 2011.
Dunque, la School of Management del Politecnico di Milano parla di 5 milioni di oggetti connessi tramite Sim e già si parla di realizzazione in toto delle cosiddette Smart City. Quando si parla di Internet delle cose, si immaginano passi da giganti della tecnica con elettromestici come il frigorifero che ci avvisano con un sms quando i salumi stanno per finire.
Anche se il suddetto è uno scenario che si presenta ancora molto lontano, Angela Tumino, Co-responsabile della ricerca, afferma che: “La maggior parte delle attuali applicazioni sfrutta solo in parte le potenzialità di questo paradigma, ma il segnale è molto positivo e c’è un interesse concreto verso processi e servizi che necessitano di oggetti connessi”.
Ma quali sono gli oggetti che necessitano di essere connessi? Stiamo parlando di autovetture, che da sole arrivano a circa la metà degli oggetti connessi (42%). Come scritto nel rapporto si tratta soprattutto di: “Box GPS/GPRS per la localizzazione dei veicoli privati e la registrazione dei parametri di guida con finalitàassicurative, oppure soluzioni per la fornitura di informazioni geo-referenziate sulla situazione del traffico (Infomobility) su smartphone o dispositivi ad hoc” si legge nel rapporto”.
Al secondo posto c’è il cosiddetto Smart Metering, con cui molti di noi hanno sicuramente familiarizzato: si tratta dei contatori intelligenti, soprattutto gas ed elettricità, per la misura di consumi, una corretta fatturazione e la telegestione della lettura.
Ma secondo il rapporto, è proprio dai contatori che potrebbe partire la rivoluzione delle smart city nel nostro Paese: “L’obbligo (tutto italiano) dell’installazione di contatori intelligenti presso almeno il 60% delle utenze domestiche entro la fine del 2018 – dicono i ricercatori – può diventare un’opportunità per abilitare applicazioni diverse come, ad esempio, l’illuminazione pubblica, la verifica del riempimento dei cassonetti dei rifiuti, il monitoraggio degli spazi verdi, il monitoraggio del traffico, la gestione dei parcheggi”.
E LA SITUAZIONE IN ITALIA? L’Osservatorio del Politecnico afferma che: “L’Italia si trova ancora all’inizio di un percorso di trasformazione che presenta difficoltà di diverso tipo: economici (costi elevati, capacità di spesa limitata, difficoltà nella valorizzazione dei benefici e quindi nella giustificazione degli investimenti), organizzativi (gestione del cambiamento e dell’innovazione, governance) e – in alcuni casi – anche tecnologici (standard di comunicazione e applicativi, efficienza energetica dei dispositivi)”.