Social media, personalizzazione, Rfid, tecnologie near field, mobile, chioschi, digital signage, cultura e collaboration giocheranno un ruolo importante nel 2011.  I retailer che riusciranno a fare la differenza saranno quelli che riusciranno a convogliare questi sforzi in un’unica strategia. Oggi, questo business redesign ha un nome. Si chiama retail design.

La definizione è di Mike Wittenstein, consulente aziendale dal curriculum lunghissimo, oggi a capo di un’agenzia interattiva, nonché e-visionary presso Ibm ed interim Cxo. È lui, infatti, che sottolinea come proprio il 2011 sarà l’anno del Retail Redesign.

L’esperto si concentra su quali siano i punti chiave di questa nuova ridefinizione del business che cerca identificare nuovi linguaggi di comunicazione commerciale e nuove forme di coinvolgimento dei consumatori attraverso un concerto di azioni che vanno dalla riprogettazione degli spazi retail alla capacità di intercettare tutte le influenze culturali e motivazionali degli shopper. Perché nella ricerca di nuove forme di interrelazione tra prodotti e consumatori, bisogna saper reinterpretare la funzione dei luoghi della vendita che si modificano attraverso l’integrazione di tecnologie sempre più evolute e trasversali.

Smartphone e touch screen, proximity marketing ed e-payment, digital media e self scanning, tag e barcode, anzi augmented reality… Il retail da market place diventa il luogo della convergenza tecnologica e i decision maker devono imparare in fretta a cavalcare l’onda del cambiamento.

E, detto per inciso, “retail design” suona decisamente più accattivante di “business redesign”.

Non è un concetto voluttuoso – spiega Wittenstein dal canale on line Retail Customer Experience.com -. Il business redesign implica un grosso sforzo in termini di fatica e lavoro da parte dei retailer. Ma è anche la direzione su cui si avverte una sempre maggiore focalizzazione. La Gdo sta iniziando a rendersi conto che non può sempre procedere apportando cambiamenti incrementali al proprio business, aspettandosi che questo, di conseguenza, faccia dei grandi passi in avanti. Oggi stiamo assistendo a una nuova presa di coscienza del canale sul fronte della creazione del valore. I vincitori, infatti, saranno quei brand consapevoli di come avvenga la definizione del loro business, cioè di come facciano e di come riescano a mantenere le loro promesse”.

I social media, la customizzazione, il monitoraggio della shopping experience, l’info sell’out, il proximity marketing, i chioschi interattivi, le apps associate ai telefonini, il digital signage, l’Rfid sono sicuramente tecnologie importanti. Ma lo saranno ancora di più se il retail riuscirà a vederle come parte di un’unica strategia, capace di dare unitarietà alle decisioni e agli investimenti, secondo una politica customer centrica di più alto profilo.