Appuntamento tra le otto e mezzo e le nove. Non in un bar qualunque. Il breakfast di lavoro ha bisogno dei suoi rituali: una saletta al riparo da orecchie indiscrete, tavolini grandi abbastanza per appoggiarci il pc portatile, wi-fi per navigare su internet, buon caffè e una vasta gamma di torte, brioche, tramezzini, succhi di frutta e spremute.
Tutti ingredienti che si possono trovare al Biancolatte di via Turati, latteria gestita da Ludovica e Valentina di Sarro. «La gente non ha più tempo – spiega Ludovica – per pasti troppo lunghi. La prima colazione, poi, è più informale. E si ha tutta la giornata davanti». Parola d’ordine: «Prendiamo un caffè». Pronunciata da manager, pubblicitari, politici. «Siamo una valida alternativa all’albergo», conclude Ludovica. Prima colazione, il nuovo pasto del potere (la definizione è del Wall Street Journal). Certo, i vari Rigolo e Boeucc resistono egregiamente agli attacchi della concorrenza. Ma a Milano qualcosa è cambiato. E anche le caffetterie storiche, tempio della borghesia ambrosiana con i suoi riti e le sue regole, si sono adeguate alla novità. Da Cova a Sant’Ambroeus, da Taveggia a Gattullo a Cucchi.
Meglio rinnovarsi. Lo hanno capito da Taveggia, la pasticceria degli avvocati (per la vicinanza al Tribunale) dove il direttore, Diego Gioia, commenta: «A volte prenotano la sala al piano di sotto, si portano i faldoni e, bevendo una spremuta, concludono contratti importanti». C’è anche chi richiede uno schermo per proiettare immagini e grafici. La formula è semplice: servire i clienti in fretta e bene.
«Le brioche sono nostre», dice orgoglioso Domenico Gattullo. E il wi-fi è del figlio Giuseppe. Ovviamente a disposizione di tutti i manager che gravitano attorno alla Bocconi. «Ormai prenotano i tavoli per le nove del mattino». Come in corso Matteotti, da Sant’Ambroeus: «La tendenza è nuova – conferma il titolare, Nicola Guidi – ma sta crescendo». E chi fa tardi con il lavoro, si ferma fino a pranzo. «Ma solo per uno spuntino. Velocissimo».