500 nuovi hotspot collocati in 285 punti diversi della città: l’obiettivo di adeguare la rete wi-fi di Milano agli standard europei potrebbe davvero trasformarsi in realtà entro la scadenza non scritta di Expo 2015, vero banco di prova; il progetto avanza a piccoli passi ma costanti.
Prima era stata la volta di HappyWiFi, che aveva portato alla copertura di buona parte di Parco Sempione e all’apertura (In partnership con realtà provenienti dal mondo dell’informazione e della musica) di un portale attraverso il quale gli utenti potessero navigare, ricevere news in tempo reale e ascoltare musica in streaming; adesso il testimone passa a Open WiFiMilano, che andrà a potenziare la rete wi-fi pubblica.
Questa finora era composta da soli 58 hotspot, disponibili in corrispondenza di biblioteche ed edifici comunali; con il massiccio intervento voluto dalla giunta comunale è stata predisposta un’infrastruttura di 500 hotspot piazzati in 285 punti diversi, con l’intento di aggiungerne altri 1000 entro la primavera del 2013, con una copertura di altri 400 luoghi ed un budget complessivo stimato attorno ai 6 milioni di euro, cifra che si conta di veder scendere man mano che l’operazione entrerà nel vivo.
Le modalità di accesso sono semplici: basterà ricercare la rete “openwifimilano” tra quelle disponibili, mandare un sms al numero che apparirà sulla schermata – operazione necessaria per l’ottenimento della password valida per un anno – e accedere alla rete. La connessione sarà interamente gratuita e a banda larga per un traffico dati massimo di 300 Mb al giorno, raggiunto il quale si potrà continuare a navigare ma a velocità ridotta (192 Kb/s).
NB: Il calcolo si basa sulle 24 ore solari e non a partire dalla connessione: allo scoccare della mezzanotte, infatti, il contatore si azzera e per gli utenti si ripristina il tetto massimo dei 300 Mb.
Il sistema sulla carta è valido ma quali sono le sue debolezze effettive?
1. Per creare una rete che coinvolgesse in egual misura sin dall’inizio tutto il territorio interessato, la città è stata suddivisa in 9 zone d’intervento, dal centro alla periferia; tuttavia 72 hotspot su 500 non sono ancora attivi e segnalati sulla cartina in giallo invece che in verde.
(A onor del vero c’è da dire che l’obiettivo minimo che l’amministrazione si era prefissa era completarne almeno l’installazione entro l’estate, per poter avere una struttura di base da poter perfezionare in un secondo momento in quanto a funzionalità ed efficienza.)
2. Registrazione e accesso sono passaggi piuttosto veloci, a patto che l’utente sia italiano. Per gli stranieri è d’obbligo un passaggio ulteriore: rivolgersi ad un punto Atm (Azienda trasporti milanese) e presentare un documento d’identità per rendere attivo il servizio; non proprio il massimo dell’accessibilità per una città che voglia allinearsi al trend europeo, dove internet gratis ovunque non solo è un must ma viene percepito come un grave disservizio qualora manchi.
Anche Free ItaliaWiFi ha gli stessi problemi con le SIM straniere, il che peggiora il quadro a livello nazionale ma se non altro alleggerisce la posizione di Milano; inoltre c’è già un’alternativa sulla quale si sta lavorando sul fronte meneghino ed è consentire l’autenticazione non solo tramite cellulare ma anche attraverso carta di credito (Funzionerà? Ma prima ancora, entrerà in vigore? Ai posteri l’ardua sentenza).
3. Passando dal settore privato al pubblico, i tempi di realizzazione rischiano di allungarsi a causa dei finanziamenti, sempre difficili da reperire, figuriamoci in un momento particolare come quello che l’Italia sta attraversando a livello economico.
Un intervento privato e diffuso, più circoscritto ma immediatamente attivo, consentirebbe di evitare questo problema, con un piccolo investimento da parte del singolo – penso ai tanti negozi, locali e punti d’incontro del capoluogo lombardo – e ricadute non solo commerciali (È un dato di fatto che i clienti, sempre più immersi in tempi ibridi tra lavoro e svago, preferiscano intrattenersi in esercizi che offrano il wi-fi gratuito) ma anche appannaggio di tutta la comunità di potenziali utenti nel raggio d’azione dell’hotspot, residenti e visitatori.
In definitiva, per quanto riguarda la creazione e il potenziamento di reti wireless che facilitino la comunicazione, Milano sta andando nella direzione giusta; la sensazione è che, sebbene l’idea di fondo sia buona, in fase di applicazione sia ancora necessario sciogliere dei nodi – l’effettiva attività degli hotspot, l’accesso aperto ad italiani e stranieri, la necessità di investire in un settore che sarà sempre più importante nel futuro – prima che si possa davvero parlare di wi-fi utilizzando l’aggettivo “open”.
(Fonti: helpconsumatori.it, wired.it, sky.it)