Numericamente in Lombardia sono installati il 26% (1.328) degli hotspot italiani, a seguire il Lazio con il 13,1% (670), l’Emilia Romagna con il 10,1% (518), Toscana con il 8,6% (438) e Veneto con il 7,1% (363).
La classifica cambia se si tiene conto del numero degli hotspot installati per abitante: ovvero la densità di servizio per abitante. Questa classifica vede primeggiare Trentino Alto Adige e a seguire Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna. Fanalino di coda la Basilicata sotto a Molise e Puglia.
Nicola Sciumè, amministratore delegato di Enter, riassume la situazione: «l’analisi della diffusione di wireless pubblico fotografa un Paese fortemente penalizzato dal gap infrastrutturale. Molte Regioni a vocazione turistica non hanno ancora colto le potenzialità di una connessione diffusa, mentre le aree con più hotspot pubblici sono ancora lontane dai numeri fatti registrare all’estero».
Se si confrontano i numeri italiani con l’estero veniamo posizionati al 14esimo posto dietro a Turchia (10ma posizione) e Taiwan (11ma posizione); al comando il Regno Unito con quasi 113.000 punti di acceso wi-fi a internet, seconda la Cina con oltre 102.000 hot-spot.
Sciumé continua la sua analisi dicendo:«in questo scenario emergono due elementi di riflessione: da un lato lo sforzo del Governo per dare concretezza all’operazione banda larga, dall’altro l’interesse crescente delle Pubbliche amministrazioni per la diffusione di bolle Wi-Fi in cui abilitare la navigazione libera».
In un’altra riflessione Nicola Sciumè dice: «siamo impegnati a contrastare il digital divide e la proliferazione del Wi-Fi pubblico può essere una leva importante. Nel mondo business e a livello istituzionale si sta diffondendo la consapevolezza che la connessione a Internet rappresenta un diritto di tutti. Il web è sempre più percepito come una utility – al pari di acqua, luce e gas – ed è importante che proprio dalla Pubblica Amministrazione arrivino segnali di attenzione: innovare significa anche costruire ambienti a prova di futuro».
In questo scenario ha pesato sicuramente il famoso Decreto Pisanu, che di fatto ostacolava la diffusione del WiFi libero nel nostro Paese.
L’unica speranza, per rimediare alla situazione italiana, è prendere coscienza delle enormi potenzialità delle reti wireless pubbliche e ci si concentri in investimenti mirati.
Graduatoria regioni | Abitanti per hot–spot |
1. TRENTINO | 6.387 |
2. LOMBARDIA | 7.399 |
3. LAZIO | 8.480 |
4. EMILIA ROMAGNA | 8.486 |
5. TOSCANA | 8.516 |
6. VALLE D’AOSTA | 8.524 |
7. FRIULI VENEZIA GIULIA | 9.349 |
8. LIGURIA | 11.222 |
9. VENETO | 13.533 |
10. ABRUZZO | 15.390 |
11. MARCHE | 16.769 |
12. SICILIA | 17.883 |
13. PIEMONTE | 18.682 |
14. UMBRIA | 20.018 |
15. CAMPANIA | 20.225 |
16. SARDEGNA | 21.170 |
17. CALABRIA | 24.504 |
18. PUGLIA | 35.825 |
19. MOLISE | 45.747 |
20. BASILICATA | 49.073 |