In Italia non esiste solo il “tentare”, esistono realtà che sembrano un po’ come le fiabe per i bambini, oppure che ricordano le avventure del giovane Paperon de’ Paperoni alle prese con la sua Numero Uno e con le difficoltà dell’essere all’inseguimento di un sogno senza molti mezzi per realizzarlo; alla fine, ciò che paga, sono il “saper fare”, e la passione. Una di queste realtà è, nel settore dell’Hi-tech, la ditta Arduino, che oggi cambia il proprio Amministratore Delegato (Federico Musto) e che ha contribuito a formare una vasta comunità dei cosiddetti “makers”: creatori, letteralmente, dei motori, in forma di schede elettroniche, della terza rivoluzione industriale: schede per oggetti utili, robot, dispositivi anche avanzati per domotica e per il settore dell’educazione (la prima scheda fu costruita proprio a fini didattici).
Nonostante il gruppo Arduino sia proiettato verso importanti collaborazioni internazionali, la sua mission è rimasta sempre la stessa, fin dagli esordi in cui i primi soci si riunivano nel Bar Arduino di Ivrea, cioè creare hi-tech open source, ed è forse per questo che la prima grande commessa è arrivata proprio dal colosso dell’Hi-tech, Intel, che gli ha commissionato nel 2013 la scheda Intel Galileo. Con questa importante collaborazione, l’azienda si è ingrandita proiettandosi anche fuori dai confini italiani, aprendo filiali in Asia e negli Stati Uniti.
Le schede Arduino in realtà sono prodotti filosoficamente “leggeri” ma allo stesso tempo pieni di conoscenza e di Hi-tech: si tratta di un hardware su cui è installato un software open source che permette di programmare anche ai neofiti della programmazione, le schede vengono ideate da veri e propri artigiani della tecnologia, di tutte le età; Musto afferma che “Nelle fiere dei makers, si vedono progetti davvero per tutti i gusti. Uno di questi, che ho visto a New York, usava la scheda per rilevare unità e temperatura del terreno di una pianta di pomodoro, per innaffiarla quando era secca, inviando anche una foto della pianta via email al proprietario. Ma i maker sono davvero di tutte le ‘taglie’: ho visto bambini esporre accanto a ingegneri e con eguale entusiasmo e determinazione”.
Insomma, un esempio di Hi-tech italiano e senza fronzoli ma molto efficace, che offre un ventaglio di possibilità legate a progetti low-cost sostenibili, dai robot fino ai dispositivi che possono rendere le nostre case “intelligenti”.