Ana – spagnola di 23 anni e studentessa Erasmus – preferisce ottimizzare i tempi: «Parlo con i miei genitori tramite Skype, prenoto i voli per Madrid, organizzo le uscite con gli amici…». Entusiasta dell’offerta gratuita, come molti turisti che frequentano la lavanderia: «Sono abituati a essere spennati – Veronica non è tenero con i commercianti romani – per cui quando scoprono l’accesso libero a internet sgranano gli occhi». Sara, pugliese al terzo anno di scienze politiche, nella sfida alla macchia indelebile trova il tempo di aggiornare il suo blog, o di consultare la programmazione nei cinema: «Tra affitto, libri, tasse universitarie, cerco di limitare al massimo le spese. Ben vengano le iniziative di questo tipo, soprattutto per gli studenti.
«L’etnologo nel metrò» lo chiamerebbe non-luogo: limbo spazio-temporale, scandito dall’attesa. Eppure, chissà se Marc Augé non si ricrederebbe di fronte all’ultimo azzardo tecnologico: il wi-fi gratuito dove non te l’aspetti, tra carrelli del bucato e flaconi di ammorbidente. Sì, perché navigare senza fili a costo zero – complice la rete di hotspot attivata dalla Provincia di Roma – si può: anche nelle lavanderie automatiche. Accade in via Giuseppe De Mattheis, una traversa di viale Ippocrate a due passi dalla «Sapienza». Oblò e cicli di lavaggio (4,50 euro per il carico piccolo, 7,50 per quello grande inclusa l’asciugatura) attirano per lo più gli studenti fuori-sede: chi con l’accumulo settimanale, smaltito in blocco nel weekend, chi puntuale nella selezione dei capi. Così, mentre il cestello gira (non meno di un’ora), i nativi digitali hanno di che smanettare.Gli universitari sono la maggioranza – racconta il titolare, Riccardo Veronica – in media tra i 20 e 25 anni. Approfittano del servizio per connettersi ai computer portatili e agli smartphone». Le fasce più frequentate sono la mattina, o la domenica pomeriggio. «Quando avevo l’internet point – ricorda il pioniere del Web che più bianco non si può – lo usavano anche per fare ricerche, ora sono sempre su Facebook». Vuoi mettere lo spasso di chattare con amici e parenti lontani da un posto così alternativo? Magari con foto e video in diretta, per la serie: baci e bolle blu? La lavanderia, new entry nell’immaginario giovanile, aiuta anche a socializzare. Tanto più se sbirciando il monitor del vicino, ci s’improvvisa conversatori: «Molti hanno l’abitudine di venire qui per fare conoscenza – dice Veronica – e rimorchiare con la scusa del wi-fi». Email, social network, messaggeria istantanea spianano la strada all’ appuntamento. Virtuale: sì, perché «Ti aggiungo ai miei contatti» pare sia più trendy del classico «Ci vediamo per un caffè». Daniele, laureando in economia, confessa di abbinare al bucato la navigazione con «cuccaggio»: «Se accanto a me è seduta una ragazza carina, dai siti ai quali si collega posso intuire i suoi interessi – dice l’aspirante latin lover – e provare ad attaccare bottone».