Nuovi colori sono pronti ad invadere le città del futuro, primo tra tutti il verde: nasce infatti dalla sensibilità alle questioni ambientali il ripensamento dell’arredo urbano a Vancouver, Canada, con particolare attenzione all’illuminazione.
L’attuale sindaco della città Gregor Robertson ha deciso di mettere in pratica il progetto di un artista suo connazionale che prevede la riduzione di antenne, parchimetri e qualsiasi altro dispositivo o elemento ai bordi delle strade ad una pila di cubi di 6 cm ciascuno, che vanno a costituire un palo alto 4 m sormontato da una luce a LED. Un lampione hi-tech, insomma, visto che conterrà al suo interno tante piccole unità contraddistinte da colori diversi e sulle quali si potrà intervenire singolarmente in caso di danno. Hi tech e wi-fi: uno dei cubi, infatti, consentirà di ricaricare le batterie delle auto elettriche grazie alla tecnologia wireless.
Un modo ingegnoso per risolvere l’annosa questione della lotta per la copertura del territorio da parte delle varie compagnie telefoniche (Sono almeno 6 le contendenti) e dare anche una mano all’ambiente (La città infatti si è candidata a diventare la più verde ed ecosostenibile al mondo entro il 2020), eliminando bacheche, antenne e tutto ciò che da utile finisce col diventare fastidioso deturpando lo skyline urbano – già di per sé non sempre rispondente a parametri estetici soddisfacenti – condensandolo in un unico strumento, gradevole, funzionale e tutto sommato poco ingombrante.
In Italia un progetto del genere suonerebbe avveniristico se non addirittura fantascientifico o irrealizzabile: da molti anni infatti non vengono stanziate risorse per il potenziamento della rete a fibra ottica, che non arriva neanche a coprire il territorio nazionale. Un gap tecnologico che potrebbe essere fortemente penalizzante negli anni a venire, quando la comunicazione, telefonica ed online, viaggerà principalmente attraverso i supporti mobile; oltre quindi ai limiti di usabilità di questi dispositivi verrebbero a crearsene altri di tipo commerciale: se un mercato nazionale non è appetibile è chiaro che le aziende non investono in esso, tagliandolo fuori dallo sviluppo di qualsiasi applicazione dedicata (Come ad esempio la versione italiana di programmi, app ma anche libretti d’istruzioni, come già sta succedendo). Un cane che si morde la coda.
In conclusione, il V-Pole di Vancouver è un esempio di razionalizzazione e riqualificazione urbana che precorre i tempi, un impegno ambizioso che però può contare su una base solida a livello di infrastrutture, specie wireless; in Italia uno sviluppo del genere non è possibile, né in città né in qualsiasi altro luogo, perché quel che manca – ancora – è la base: la tecnologia, il wi-fi, di cui molti (Enti, comuni, ma anche soggetti privati come le attività commerciali) non riconoscono ancora il potenziale. Ed è proprio su questo zoccolo duro “scettico” che bisognerebbe intervenire.